Mentre i cittadini di tutta Italia dal terremoto del 2009 mandano sms per donare 2 euro per la ricostruzione,le banche se li imboscano.Morale della favola:L’Abruzzo è ancora da ricostruire e i fondi non ci sono…
I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per “dare una mano” alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi:Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodo Bertolaso comprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti.
Quindi riepilogando: I 5 milioni di euro raccolti tramite l’invio di sms nei giorni successivi al sisma dell’Abruzzo sono fermi nelle casse degli istituti di credito. L’ex numero uno della Protezione Civile Bertolaso ha dato incarico al consorzio finanziario Etimos di Padova di gestire il denaro per il post terremoto, invece di destinarlo direttamente ai terremotati. Secondo Bertolaso, i fondi raccolti tramite gli sms sarebbero andati in prestito ai terremotati che ne avrebbero fatto richiesta. In realtà, però, questi prestiti sono stati gestiti come tutti gli altri e l’ente bancario voleva garanzie di solvibilità che la gente, che aveva perso casa e lavoro nel terremoto, non poteva dare. Nei giorni scorsi la Etimos ha precisato come ha speso il denaro: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”, ha detto il presidente della Etimos, Marco Santori. Intanto, però, la maggior parte dei terremotati dell’Abruzzo non ha ricevuto alcun aiuto economico e chi ha avuto un prestito ha dovuto restituirlo con gli interessi, sebbene a un tasso più basso.
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