Roma del Futuro Roma SMART CITY.
Questa la città inteligente che sta ridisegnando la giunta Virginia Raggi.
Roma sta' riscrivendo il suo futuro, un futuro più vivibile , sostenibile inteligente (Smart)
Con strade più sicure, un mobilità di trasporto di massa all' avanguardia che non lasci nessuno indietro, pensando a tutto e a tutti, soprattutto in questo periodo difficile che ci ha fatto capire tantissime cose. Che la nostra salute è importante, che la nostra sicurezza è fondamentale e che dobbiamo vivere in una città più Smart indipendentenente da questa epidemia.
Per questo si è accelerato l'iter per la realizzazione di 150 km di ciclabili Transitorie, si sta incentivando la bike e car sharing, l'utilizzo del monopattino elettrico.
Si sta accelerando per la realizzazione di molti progetti a medio lungo termine che riguardano il pumbs (piano urbano mobilità sostenibile) con la prossima canterizzazione del tram sulla Palmiro Togliatti, le due Funivie urbane a Casalotti e Magliana, le trasformazioni in metro di superficie come la linea g termini tor vergata.
Favorire lo Smart working nella pubblica amministrazione e non solo.
Favorire la spesa a km 0.
Ma cosa fondamentale accelerare il processo della gestione virtuosa dei rifiuti.
La città Smart deve fare questo:
Ridurre la criminalità del 10% e i costi sanitari del 15%, risparmiare 4 giorni all'anno imbottigliati nel traffico e 80 litri d'acqua al giorno. Questo è quello che potrebbero fare le “città intelligenti”. A patto che smettano di essere laboratori per abbracciare tutte le potenzialità del digitale e offrire benefici più concreti ai propri abitanti.
Quali? Il report del McKinsey Global Institute “Smart cities: Digital solutions for a more livable future” ha provato a dare una risposta analizzando i progetti sviluppati in 50 città del mondo. Risultato: grandi potenzialità, ma tanto, tantissimo lavoro da fare.
Sicurezza pubblica
L’utilizzo di applicazioni intelligenti potrebbe ridurre le vittime di incidenti urbani dell’8-10%. In altre parole, una città ad alto tasso di criminalità con milioni di abitanti, come Rio de Janeiro, potrebbe salvare fino a 300 vite ogni anno. Un maggior utilizzo di strumenti tecnologici da parte delle forze dell’ordine, come una mappatura in tempro reale dei reati e sistemi di sicurezza domestici intelligenti potrebbe ridurre del 30-40% alcuni reati come rapine e aggressioni.
Sicurezza significa anche soccorsi efficienti: sistemi evoluti per la gestione degli interventi e sincronizzazione dei semafori potrebbero ridurre i tempi di risposta del 20-35%. Alcune applicazione suggeriscono non solo il percorso più veloce, ma anche quello più sicuro in base alla destinazione.
Tempo e traffico
Le città potrebbero utilizzare le tecnologie intelligenti per ridurre i tempi di trasporto del 15-20%, restituendo così a ciascun lavoratore fino a 15-30 minuti di tempo per ogni giorno lavorativo. Che alla fine dell'anno significa 2-4 giorni in meno passati nel traffico o sui mezzi pubblici.
Le soluzioni di questo tipo sono tante. Le più immediate sono le app che correggono in tempo reale il percorso per calcolare il più agevole. Installare sensori lungo strade e infrastrutture darebbe nuove informazioni sulla loro manutenzione, per intervenire al momento giusto e minimizzare disagi e ingorghi.
Raccogliere dati sul trasporto pubblico significa anche ricevere indicazioni per studiare rotte e linee ottimali. Oppure per perfezionare la gestione del budget a disposizione, con interventi mirati. Anche i sistemi di pagamento digitali fanno la loro parte. In città come Londra e Houston si sperimenta l'abolizione dei biglietti per bus e metro con sistemi di accesso digitalizzati. A Helsinki, l'app Whim rappresenta una sorta di abbonamento evoluto, che per un fisso mensile permette di accedere a tutti i mezzi e anche a un numero definito di corse in taxi e ride-sharing.
Salute
Il report dimostra che le città, oggi associate a inquinamento e stress, potrebbero diventare catalizzatrici di uno stile di vita più sano. Potrebbero utilizzare le tecnologie intelligenti per ridurre il costo della sanità dell’8-15%. Grazie all’utilizzo dei dati, le città nei Paesi in via di sviluppo potrebbero ad esempio migliorare il sistema di monitoraggio delle malattie infettive.
E in quelle più ricche, il digitale può facilitare un auto-monitoraggi, in diretta connessione con ospedali e medici. A Louisville, in Kentucky, ad esempio, vengono raccolti i dati grazie a sensori contenuti negli inalatori usati per l'asma. Le informazioni si traducono in consigli personalizzati per prevenire gli attacchi.
Ambiente
Le città possono utilizzare una serie di applicazioni intelligenti per ridurre le emissioni del 10-15%, risparmiare 25-80 litri di acqua a persona al giorno (individuando gli sprechi grazie a sensori e analisi dei dati), ridurre i rifiuti solidi non riciclati di 30-130 kg per ciascun abitante ogni anno (ad esempio con un sistema di rilevazione individuale che penalizzi chi produce più rifiuti) e ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento dell’aria sulla salute dell’8-15%. Il report rileva che l’attuale generazione di applicazioni per le smart city potrebbe aiutare le città a compiere significativi o moderati progressi nel raggiungimento del 70% degli obiettivi di sviluppo sostenibile dettati dalle Nazioni Unite.
Si fa presto a dire smart
Lo studio rileva che persino le città più avanzate del pianeta in termini di utilizzo di soluzioni digitali, come Singapore, New York, Seoul, Stoccolma e Amsterdam, non sono così intelligenti quanto potrebbero. Nessuna città supera infatti i due terzi del pieno potenziale delle soluzioni smart già oggi disponibili. Bicchiere mezzo vuoto: c'è tanto lavoro da fare. Bicchiere mezzo pieno: le opportunità per migliorare sono enormi.
“L’installazione delle nuove tecnologie nei sistemi infrastrutturali delle città non è un processo semplice e immediato”, ha affermato Jonathan Woetzel, senior partner di McKinsey a Shanghai e direttore del McKinsey Global Institute. “L’integrazione dell’innovazione intelligente aiuta utenti e fornitori di servizi a prendere decisioni migliori e a ridurre le inefficienze. In sostanza, aiuta le persone a ottenere i servizi che desiderano, nei tempi e nelle modalità che preferiscono”.
Non è solo un tema tecnologico ma anche culturale. McKinsey ha condotto indagini in tutte le 50 città considerate, per valutare l’opinione dei residenti sulle smart city. Le reazioni sono state “sorprendentemente tiepide” in Europa e in altre città ad alto reddito, mentre sono emersi livelli inattesi di consapevolezza e utilizzo nelle città cinesi. “L’Asia – afferma il report - con la sua giovane popolazione di nativi digitali e le problematiche urbane da risolvere, svolgerà un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro delle città intelligenti”. E non solo. Perché “plasmare le città” significa anche cambiare le imprese.
Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero. ( Albert Einstein )
sabato 30 maggio 2020
mercoledì 27 maggio 2020
Giulia Zaffagnini, La Prof che a Bordo del suo Vecchio Volkswagen Fa Lezione Sotto Casa degli Alunni Senza Internet
Una giovane docente di Faenza, la 26enne Giulia Zaffagnini, ha deciso di utilizzare il suo camper – da lei ribattezzato Jolly – per aiutare gli studenti in difficoltà nel periodo del Covid-19.
In aula Giulia si sarebbe dovuta occupare di alcuni studenti delle medie extracomunitari che, con la didattica a distanza, hanno avuto naturalmente più problemi. Giulia allora ha avuto l’idea di andare sotto le loro case con il camper per fare lezione almeno una volta alla settimana.
La giovane prof spiega: “Facevo già didattica uno a uno e questo di sicuro ha agevolato la creazione del progetto, ma se fossi una docente curricolare forse con una classe di venti ragazzi non sarebbe possibile. Con loro la didattica online aveva dei gap veramente molto ampi“. I suoi ragazzi, chiaramente, seguono anche le altre lezioni on line. Giulia continua: “I riscontri che ho avuto da parte loro sono stati molto positivi, perchè mi hanno detto di essere un po’ stanchi di ritrovarsi tante ore davanti al computer. La cosa principale che mi ha fatto scattare l’idea è stato che di solito in presenza, per spiegare una cosa, ci metto dieci minuti, mentre con la didattica online ci ho messo anche un’ora intera. Quindi principalmente tutto è nato dalla frustrazione, mia e dei ragazzi, data da un momento di emergenza come quello attuale. Quando uno è in difficoltà forse riesce a trovare delle soluzioni a queste difficoltà. Tutti gli insegnanti, secondo me, hanno avuto il loro ruolo in questo periodo e sorridendo a volte mi viene da dire quasi grazie a questa emergenza che mi ha dato modo di svilupparmi a livello creativo.“
E conclude: “Questa idea mi è venuta pensando ovviamente alla mia situazione personale quindi vorrei fare un appello a tutti gli insegnanti: magari tante volte non ce ne rendiamo conto, ma un’idea creativa può essere dietro l’angolo e possiamo semplicemente provare a metterla in pratica, chiedendo se si può fare. Dobbiamo renderci conto che a volte una piccola idea può cambiare tanto ai ragazzi“.
martedì 12 maggio 2020
Trovata la cura per annientare da subitoCovid-19, le molecole killer del virus:
Se è vero che dalle difficoltà nascono le più importanti opportunità, l’Italia ne ha una grossa proprio qui sotto il naso. Un’opportunità che potrebbe mettere addirittura fine alla più grave pandemia del secolo e che in cambio richiede un investimento esiguo. Specialmente se paragonato al potenziale risultato, cioè una cura contro il Covid-19 in tempi ragionevoli. Molto più ragionevoli dell’anno e mezzo che richiederà, nella migliore delle ipotesi, lo sviluppo di un vaccino. Infatti, da una lunga collaborazione, diventata con il tempo un’amicizia, tra il genetista Giuseppe Novelli dell’Università Tor Vergata di Roma e Pier Paolo Pandolfi dell’Harvard Medical School di Boston, sono spuntate fuori nuove «molecole killer» per il Sars-Cov2.
LE MOLECOLE
«In particolare, sono due anticorpi monoclonali che hanno la capacità di impedire al nuovo coronavirus di entrare nella cellula e infettarla», spiega Novelli. Le due molecole sono state individuate tra le migliaia presenti in una delle biobanche più importanti del mondo, quella canadese dell’Università di Toronto. «Questa enorme libreria biologica contiene molte molecole diverse, ognuna delle quali “disegnate” al computer con lo scopo di riconoscere uno specifico bersaglio e, una volta ingegnerizzate in laboratorio, pronte per essere testate in clinica», dice Novelli. «Due anticorpi selezionati - continua - riconoscono in maniera specifica una porzione della proteina “spike” del nuovo coronavirus, cioè la chiave d’accesso con cui può entrare nelle cellule. Le due molecole intervengono specificatamente su questa “chiave”, la modificano e la rendono inutilizzabile da parte del nuovo coronavirus».
«In particolare, sono due anticorpi monoclonali che hanno la capacità di impedire al nuovo coronavirus di entrare nella cellula e infettarla», spiega Novelli. Le due molecole sono state individuate tra le migliaia presenti in una delle biobanche più importanti del mondo, quella canadese dell’Università di Toronto. «Questa enorme libreria biologica contiene molte molecole diverse, ognuna delle quali “disegnate” al computer con lo scopo di riconoscere uno specifico bersaglio e, una volta ingegnerizzate in laboratorio, pronte per essere testate in clinica», dice Novelli. «Due anticorpi selezionati - continua - riconoscono in maniera specifica una porzione della proteina “spike” del nuovo coronavirus, cioè la chiave d’accesso con cui può entrare nelle cellule. Le due molecole intervengono specificatamente su questa “chiave”, la modificano e la rendono inutilizzabile da parte del nuovo coronavirus».
L’idea è quella di somministrare l’anticorpo ai malati in modo da impedire al virus di continuare a replicarsi nelle cellule e quindi di sopravvivere all’interno dell’organismo dell’ospite. Insomma, si tratta di un modo efficace per «sfrattare» Sars-Cov2 dal malato, cambiando la serratura che gli ha permesso di entrare all’inizio. Per quanto complicato possa sembrare, lo sviluppo di una cura di questo tipo è il massimo di quello che possiamo avere a portata di mano. «In realtà, gli anticorpi monoclonali già ce li abbiamo, quello che serve ora è sperimentarli sui malati», precisa Novelli. E, a differenza dei candidati vaccini attualmente in fase di sperimentazione, i test sugli anticorpi e la loro produzione richiedono tempi brevi. All’Italia viene quindi offerta su un piatto d’argento l’opportunità di partecipare da protagonista a questa grande impresa.
«La nostra idea è quella di iniziare con la sperimentazione clinica di fase 1 e 2 in contemporanea con gli Stati Uniti, il Canada e l’India, cioè tutti gli altri paesi che stanno partecipando a questa grande collaborazione», spiega Novelli. Quello che viene richiesto al nostro paese è di sostenere la sperimentazione accademica in 2-3 centri italiani, tra cui Tor Vergata e lo Spallanzani. Si tratterebbe di un investimento ragionevole, considerato che il grosso, lo sviluppo delle molecole, è già stato fatto. «Per il nostro paese significherebbe poter avere un vantaggio straordinario nell’accesso a una cura contro il Covid-19», sottolinea Novelli. Potremmo cioè essere tra i primi a beneficiarne e non nel giro di un anno o più, ma solo di pochi mesi.
L’EFFICACIA
«Se tutto filerà liscio potremmo iniziare la sperimentazione a fine giugno o agli inizi di luglio», riferisce Novelli. «E visto che il farmaco verrà testato sui malati, e non su persone sane come il vaccino, potremmo avere risposte sull’efficacia in tempi eccezionalmente brevi», aggiunge. Nel frattempo ci sarebbero all’incirca un’altra cinquantina di gruppi di ricerca in tutto il mondo che stanno lavorando sempre alla ricerca di anticorpi monoclonali efficaci contro il nuovo coronavirus. Una forma di «concorrenza» che però fa bene alla causa.
«Se tutto filerà liscio potremmo iniziare la sperimentazione a fine giugno o agli inizi di luglio», riferisce Novelli. «E visto che il farmaco verrà testato sui malati, e non su persone sane come il vaccino, potremmo avere risposte sull’efficacia in tempi eccezionalmente brevi», aggiunge. Nel frattempo ci sarebbero all’incirca un’altra cinquantina di gruppi di ricerca in tutto il mondo che stanno lavorando sempre alla ricerca di anticorpi monoclonali efficaci contro il nuovo coronavirus. Una forma di «concorrenza» che però fa bene alla causa.
sabato 9 maggio 2020
Coronavirus Roma, menù sul telefonino e disinfettante al tavolo. «Ecco i nuovi ristoranti»
Sulle tavole ci saranno piccoli flaconcini di gel igienizzante oppure salviette monouso per poter disinfettare le mani dopo aver sfogliato i menù laddove gli esercenti non provvedano tutti a crearne di virtuali, consultabili sullo smartphone. I camerieri indosseranno le mascherine o le visiere mentre le barriere in plexiglass - al momento non obbligatorie - saranno usate solo in quei casi in cui il distanziamento tra commensali deve essere maggiormente garantito perché a una tavola non siede una famiglia o una coppia di coniugi o fidanzati ma una comitiva di amici. Sono pronti a ripartire i ristoranti della Capitale.
venerdì 1 maggio 2020
PERCHÈ IL BATTITO D'ALI DI UN PIPISTRELLO HA RINCHIUSO IL MONDO DENTRO CASA
Perché gli esseri umani sono responsabili delle pandemie.
1 maggio 2020
Il covid-19 sta causando una crisi senza precedenti, ma questa non è la prima pandemia che il mondo ha affrontato e non sarà l’ultima. La storia recente mostra un aspetto comune tra le malattie infettive che si sono diffuse nel ventesimo secolo, come l’influenza aviaria e l’aids, e cioè che si trasmettono dagli animali agli esseri umani.
Com’è possibile che questi virus, spesso di origine selvatica, riescano a contagiarci? Per un numero crescente di scienziati e ricercatori, la colpa è della nostra specie, che inseguendo un modello di sviluppo insostenibile ha sconvolto gli ecosistemi della natura.
Il video di Le Monde.
Iscriviti a:
Post (Atom)