giovedì 23 aprile 2020

Il Covid 19 che ha paralizzato il mondo intero non è il famigerato killer che ci hanno raccontato, ma un virus facilmente neutralizzabile se preso in tempo, prima che provochi danni irreparabili. A sostenerlo un cardiologo dell’ospedale Beato Matteo di Pavia il quale spiega il perché e annuncia che al più presto si potrà riaprire tutto: “Il vaccino può arrivare con calma”. di Peppe Papa Forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa. A cominciare da quei soloni in camice bianco che hanno occupato militarmente h24 gli schermi della Tv, la politica inetta al tempo del populismo imperante penzolante dalle loro labbra e un’informazione pigra e mainstream che in questa circostanza ha dato il peggio di sé. Il Covid 19 che ha paralizzato il mondo intero non è il famigerato killer che ci hanno raccontato, ma un virus facilmente neutralizzabile, se preso in tempo prima che provochi danni irreparabili, semplicemente contrastandolo con medicinali “vecchi e che costano poco”. In sostanza, la causa della patologia polmonare che va sotto il nome di polmonite interstiziale è dovuta “allo svilupparsi di una coagulopatia” innescata dal virus che provoca trombi venosi i quali impediscono l’arrivo di ossigeno ai polmoni. Pertanto la ventilazione in terapia intensiva diventa inutile, se non addirittura dannosa. La notizia, in verità preceduta in sordina da altre testimonianze simili di alcuni medici scarsamente prese in considerazione perché sovrastate dal clamore della pandemia e dai conseguenti provvedimenti assunti dalle istituzioni statali, a partire da quelle italiane, sul modello cinese da ove tutto è cominciato, è stata diffusa con un post su Fb in un gruppo chiuso di medici da un cardiologo del reparto di cardiologia dell’ospedale Beato Matteo di Pavia, rimasto anonimo per via delle sanzioni disciplinari a cui sarebbe andato incontro per aver diffuso “notizie non istituzionalizzate”. La testimonianza lascia basiti e ha il merito di aver strappato il velo delle ipocrisie che hanno precipitato il pianeta in una emergenza dalle proporzioni bibliche. “Non vorrei sembrarvi eccessivo – ha scritto il cardiologo – ma credo di aver dimostrato la causa della letalità del coronavirus. Al Beato Matteo ci sono due cardiologi che girano su 150 letti a fare ecocardio con enorme fatica e uno sono io. Fatica terribile! Però, di quello che alcuni supponevano, ma non ne riuscivano a essere sicuri, ora abbiamo i primi dati”. La gente, in pratica, “va in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata soprattutto polmonare”. “Se così fosse – ha sottolineato – non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve. Infatti muoiono 9 su 10. Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio. Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità”. L’aria non arriva ai polmoni, hai voglia a ventilare. La conferma a quanto sostenuto dal professionista è arrivata anche dalle autopsie effettuate sui corpi di alcuni deceduti nel bergamasco prima della cremazione, i cui risultati sono stati inspiegabilmente non divulgati con la stessa enfasi con la quale, in questi giorni, si discetta dei vari problemi e soluzioni legati all’emergenza sanitaria. Ma Perché si formano trombi? “Perché l’infiammazione come da testo scolastico – ha spiegato ancora lo specialista – induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto. Contrariamente a quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla”. “Molti morti, anche di 40 anni – ha proseguito – avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti nei nostri reparti Covid non sono mai entrati malati di artrite reumatoide, perché fanno il cortisone, un potente antinfiammatorio”. Un’intuizione che in Italia aveva avuto per primo l’oncologo, Paolo Ascierto del Pascale di Napoli il quale, ai suoi pazienti ammalati di Covid, fin da subito aveva somministrato un potente antinfiammatorio usato proprio per l’artrite reumatoide (Tocilizumab ) ottenendo risultati strabilianti anche su soggetti già intubati, ma che gli procurò accuse di ciarlataneria in diretta televisiva da parte del ‘luminare’ del Sacco di Milano, Massimo Galli. Lo stesso che, insieme all’altra star della tv e collega virologo, Roberto Burioni aveva sentenziato, prima che accadesse il patatràc, che in Italia il rischio virus fosse zero: poi abbiamo visto com’è andata a finire. La cura Ascierto, in seguito protocollata dall’Aifa, cui si sono andati ad aggiungere farmaci della stessa famiglia sperimentati da altri medici, è diventata la profilassi utilizzata dalla medicina di base, quella che in tutta questa vicenda è stata trattata da Cenerentola mandando al massacro gli operatori e che invece si sta dimostrando fondamentale, riducendo le ospedalizzazioni curando i pazienti nelle loro case e evitando il rischio trombotico. “Per me si può tornare a giocare e riaprire le attività commerciali – ha concluso il cardiologo – via la quarantena. Non subito. Ma il tempo di pubblicare questi dati, il vaccino può arrivare con calma”. Resta il fatto che qualcuno dovrà rispondere di questo madornale errore di valutazione che ha provocato miglia di morti e la completa paralisi del Paese imposta da una classe dirigente incapace. E non è ancora finita.

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