giovedì 19 novembre 2020

Cancellare il Debito Pubblico. Ecco come fare..




La proposta di cancellare il debito contratto dai Paesi Ue per rispondere all’emergenza Covid lanciata domenica dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha avuto il merito di alimentare un vivace dibattito tra gli economisti, ma sul fronte politico si è già scontrata contro un muro. E non un muro qualsiasi. Banca Centrale Europea e Commissione hanno stoppato sul nascere ogni ipotesi di eliminare parte dei debiti degli Stati membri e il governo italiano, che avrebbe potuto - teoricamente - trarre qualche vantaggio da tale dibattito visto il suo ammontare di debito pubblico, ha fatto capire che non intende assecondarlo né di intestarsi questa battaglia che è, prima di tutto, politica. 

“Non ci sono le basi giuridiche per una cancellazione del debito da parte della Bce. Le politiche di bilancio sono fondamentali per ridurlo, dobbiamo dare spazio a misure ampie, rapide ed efficaci”, ha detto già lunedì il vicepresidente della Banca Centrale Europea Luis de Guindos. Questo perché l’articolo 123 del Trattato (TFUE) sancisce che il divieto di operazioni di finanziamento da parte della Bce a favore dei Paesi membri. Il tema della cancellazione del debito, dal punto di vista tecnico, è particolarmente insidioso e da anni divide gli esperti. Ciò non toglie che - sostengono molti - per “cancellare” il debito non sia necessario né politicamente conveniente cancellarlo contabilmente, ma basti una sorta di rifinanziamento “perpetuo” dei titoli in pancia alla Bce.

Lasciando agli economisti le questioni tecniche, resta quella politica che tuttavia sembra sia già arrivata su un binario morto. Dopo il no della Bce è arrivato oggi quello della Commissione Europea. “Sicuramente in futuro - ma sarà una discussione da aprire in una situazione meno incerta - si presenterà il problema di come rivedere le regole del Patto di Stabilità, di come rivedere le nostre politiche di bilancio”, ha detto il commissario agli Affari economici Ue Paolo Gentiloni. Ma ha premesso: “Io non credo che i debiti si cancellino”. 

Il presidente del Parlamento Europeo è rimasto così isolato tra le istituzioni Ue. Ma il problema del debito - specie per Paesi come l’Italia che uscirà dalla crisi Covid con un livello pari al 160% del Pil -  resta tuttavia sul tavolo, anche se accantonato in questa fase di emergenza. “Non doveva essere uno ostacolo alle politiche di sostegno” ha chiarito Gentiloni, spiegando la ragione alla base della sospensione del Patto di Stabilità. In piena epidemia, in altre parole, anche i Paesi oberati da alti livelli di debito pubblico dovevano e devono poter spendere in maniera adeguata per fronteggiare la crisi. Ma i tempi in cui non si bada a spese non sono infiniti, inizieranno prima o poi quelli in cui si dovrà badare anche e soprattutto alle entrate. Le prime avvisaglie sono partite oggi in occasione della presentazione del pacchetto economico d’autunno della Commissione europea. 

L’impennata del debito era “inevitabile” ma “nel medio termine chi ha un debito più alto dovrà porsi il problema di portarlo in discesa”, ha aggiunto Gentiloni. Un discorso che, secondo il commissario italiano, non dovrà essere fatto prima “di due-tre anni”. Per Valdis Dombrovskis, tutti devono adottare misure di sostegno che siano “mirate, temporanee e che non appesantiscano le finanze pubbliche in modo permanente, perché renderebbero più difficile il ritorno a posizioni di bilancio prudenti, quando le condizioni lo permetteranno”. Il vicepresidente della Commissione Ue cita, a proposito dell’Italia, alcune misure “non permanenti” presenti nella manovra come il bonus famiglia, le risorse in più ai ministeri e servizi pubblici, la decontribuzione al Sud eccetera. Dombrovskis ha chiarito che “non valutiamo le misure nel merito ma le loro implicazioni di bilancio nel lungo termine. Un modo per affrontarlo è trovare modi per finanziarle adeguatamente”. E, tradotto, vuol dire non in deficit.

Non si può parlare di avvertimenti rivolti all’Italia, ma certamente le parole di Bruxelles suonano come un memento. Il discorso resta comunque legato alle modifiche al Patto di Stabilità, se e quando ci sarà un accordo su come cambiarlo, superando le resistenze più che prevedibili del Nord Europa. Le premesse non sono delle migliori. Come hanno fatto notare l’economista dell’Istituto di studi economici internazionali di Vienna Philipp Heimberger e il capo della ricerca economica di Unicredit Erik Nielsen, i calcoli fatti da Bruxelles nelle previsioni autunnali si basano su parametri distorsivi (output gap) che, in assenza delle opportune modifiche al Patto, aumenteranno le pressioni sul consolidamento fiscale una volta riattivate le regole di bilancio.

Un dibattito che interessa da vicino l’Italia, che anche a causa di quelle regole ha pagato con una minore crescita dalla crisi del 2008 in poi. Tuttavia il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha fatto intendere di non voler appoggiare la battaglia di Sassoli: “Io direi che il miglior modo per cancellare il debito è ridurlo con la crescita economica, che è ciò che l’Italia si è impegnata a fare delineando una prospettiva di finanza pubblica di medio termine ambiziosa”, con politiche espansive ma allo stesso tempo tese a mettere “il debito su una traiettoria discendente”. 

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